Un delicato porcile

In scena questo fine settimana al Manzoni di Pistoia, Porcile di Pasolini, per la regia di Valerio Binasco. Opera complessa e perturbante, in grado di lasciare attoniti gli spettatori per la crudezza delle sue tematiche (sociali, storiche, sessuali), viene però proposta dal regista in modo incredibilmente lieve, delicato, quasi un racconto di salotti borghesi dell’Ottocento tedesco. Scritto da Pasolini nel 1966 per il teatro, poi trasposto in film nel 1969, Porcile è la storia di uomini fattisi maiali: nella morale spregiudicata, nell’indifferenza verso le sofferenze del prossimo, e infine nella depravazione sessuale. La scelta registica è stata quella di estrapolare dal testo originale le vicende legate principalmente al giovane Julian (figlio di una ricca famiglia di industriali tedeschi del dopoguerra) e del suo tormentato rapporto con la fidanzata e i genitori. Escluse le parti eccessivamente filosofiche e politiche, il testo non perde affatto di peso e mantiene inalterata la sua carica di denuncia verso un orizzonte umano che, appunto, tende a imbestialirsi. Apparentemente, l’unico che si macchia di questo peccato è il giovane figlio con le sue strane tendenze sessuali, ma in realtà egli è solo l’inevitabile frutto (il più appariscente) di una realtà in cui tutti mangiano tutti, pur di far soldi, conquistare e mantenere il potere. Ecco quindi l’ex SS che, con una faccia letteralmente nuova, si butta con spregiudicatezza nel mondo della finanza in cui si fanno soldi senza fabbriche… bastano i denti d’oro sottratti ai morti nei campi di concentramento. Ed ecco le fusioni fra “vecchia” industria pesante/manifatturiera con la nuova (e attualissima) finanza speculativa, in barba ai diritti dei lavoratori e a principi morali di qualsiasi tipo. L’unica risposta che Julian riesce a dare a queste sue origini, “una privilegio e una condanna”, quindi, è una non risposta, una fuga nell’apatia e in un amore mistificato, astratto e innaturale. Le scenografie soffuse, le dolci musiche di pianoforte e una recitazione pacata ma solida, contribuiscono a unire con successo la brutalità delle tematiche con la leggerezza dello stile di Binasco, come avevamo visto anche lo scorso anno nella sua versione di Sarto per signora.


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