Pistoia Blues, riflessioni sul metodo

blues frogL’argomento di questi giorni, in strada come sui giornali, è il Pistoia Blues, o quel che ne resta. Mi fa piacere che anche la stampa si sia accorta di cosa ha perso Pistoia perdendo “lo spirito del Blues”, trasformando una manifestazione unica nel suo genere in una normale, asettica, manifestazione musicale. Ma non voglio entrare nel merito della questione, l’ho già fatto negli anni passati (vedi Il blues è morto? Viva il Blues! e La sagra del Blues).

Voglio invece soffermarmi sul metodo seguito per arrivare alla situazione attuale. Così come avviene a livello nazionale e globale, anche a livello locale si è scelto un iter a cui Noam Chomsky ha dato l’azzeccatissima definizione di “principio della rana bollita”. Ossia, quando si devono fare riforme radicali che solleverebbero proteste troppo forti da parte delle masse, le autorità preposte attuano tali cambiamenti in modo graduale e diluito nel tempo, in modo da abituare al cambiamento e farlo passare quasi inosservato. A Pistoia si è partiti dall’elemento più “scomodo”, il campeggio. Prima lo si è decentrato in quella landa assolata che era Montesecco, per poi chiuderlo del tutto. Il campeggio portava i freak, i “pulciosi”, la droga… quindi in pochi si sono rammaricati della sua scomparsa. Incassato il successo, l’attenzione è stata rivolta al mercatino che andava estirpato dal centro. Qui però bisognava procedere con più cautela, perché il mercatino faceva simpatia, portava migliaia di persone a passeggiare in città nelle notti di luglio, qualcuno si sarebbe potuto sollevare se fosse stato cancellato di punto in bianco. Quindi, nel giro di una decina d’anni, si è provveduto prima a moderarlo, eliminando una fila di banchi dalla via principale (cosa che, per motivi di sicurezza, era anche condivisibile); poi a frazionarlo in più piazze, togliendolo dalle vie del centro; poi è stato limitato ad un’unica piazza e infine è stato cancellato del tutto. Voilà! Solo a cose fatte e a deserto ottenuto, la cittadinanza si è accorta del bel giocattolino festoso che gli è stato tolto, piano piano, da sotto il naso. Ma ormai è tardi. La rana è bollita e buona notte al secchio (o pentola).

Chiudo con una curiosità. Ho notato che, dal logo del Pistoia Blues che campeggia gigantesco ai lati del palco in piazza del Duomo, è scomparso il numero dell’edizione (quest’anno sarebbe la trentasettesima). Dimenticanza o si è voluta ammettere una cesura con ciò che è stato il Blues delle origini?


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