Nuovi vandalismi nel giardino Anna Magnani

Soltanto due mesi fa avevo scritto un articolo sulle vessazioni che il giardino Anna Magnani e le sue sculture avevano subìto negli ultimi anni. Ieri notte c’è stata una nuova “impresa” di trogloditi che hanno pensato bene di sfogare la loro bestialità sulle opere d’arte del giardino, facendole cadere e frantumandole. Il tutto coronato da immondizia e schifezze varie disseminate ovunque. Immagini che fanno davvero rabbia e lasciano un senso di sconforto e profondo dispiacere.

Si poteva fare di più per proteggere meglio quel piccolo museo a cielo aperto? Sicuramente sì, ma siamo il Paese in cui le forze dell’ordine si mobilitano con camionette ed elicotteri per dare la caccia ad un innocuo corridore solitario sulla spiaggia, mentre se vengono allertati da un cittadino per atti vandalici in corso ti mettono “in coda” (vedi questa testimonianza).

Tuttavia, non è sul piano della sorveglianza-repressione-telecamere-ronde che voglio focalizzarmi, quanto su cosa c’è all’origine di certi gesti. Credo che per poter distruggere una scultura d’artista, immagino fra schiamazzi e risate, oltre ad una buona dose di alcol o droga nel corpo, deve mancare totalmente la consapevolezza di cosa sia un’opera d’arte. Pare che ieri notte nella piazzetta stazionassero giovanissimi adolescenti, generazioni non solo totalmente disabituate al Bello (basta vedere i tatuaggi che si fanno, la musica che ascoltano, gli idoli pop che venerano) ma inserite in contesti educativi scolastici in cui, da anni, si sono smantellate tutte quelle discipline che potrebbero stimolare interesse o anche solo dare i rudimenti per riconoscere un’opera d’arte, un prodotto dell’animo umano. Le materie umanistiche e gli approcci didattici più “riflessivi” sono accantonati perché non utili all’istituto-azienda e all’automa competitivo che dovrà uscire da quel nozionificio tecnicista che è diventata la scuola. Tutto ciò che può elevare mente e spirito verso qualcosa di davvero importante (arte, storia, filosofia, letteratura, musica) è ritenuto fondamentalmente un ostacolo a percorsi “formativi” volti unicamente a dare le “competenze” per entrare (da sfruttato servo della gleba) nel “mercato del lavoro”. Poi, certo, non c’è solo la scuola, ci dovrebbero essere una famiglia che educa al rispetto di persone e cose, media che non diffondano spazzatura intellettuale H24, un modello sociale che stigmatizzi comportamenti così osceni. Ma la mancanza di una formazione umanistica di base la percepisco come una delle cause più importanti di questo deserto interiore, cui hanno contribuito le riforme di stampo liberista fatte da governi di tutti i colori. Si dirà: ma i vandali ci sono sempre stati. Forse, ma non so se con questa frequenza e “leggerezza” nell’entrare in azione.

Penso anche che certi devastatori non hanno la minima idea non solo del valore di un’opera d’arte, ma di quanto costi ad un artista in termini di energie, tempo, ansie, fatica… creare quell’opera d’arte. Specie se si tratta di un blocco di pietra da modellare con scalpello e mazzòlo. Ecco, se potessi augurarmi una cosa, vorrei che gli autori di certi gesti potessero essere identificati e poi costretti a vivere una settimana nel laboratorio di uno scultore, magari provando loro stessi a scolpire, per capire l’enorme vigliaccata che hanno commesso distruggendo in due minuti il lavoro di mesi.


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