Il Satori surrealistico di Dalì, a Pisa

daliNon ero mai stato a una mostra di Dalì, autore che conoscevo poco. L’occasione dell’esposizione al Palazzo Blu di Pisa , fino al 19 febbraio 2017, mi ha permesso di ammirare le sue opere e dare una sbirciata al suo pensiero ampio, complesso e profondissimo. Ho avuto la netta percezione che l’immagine da eccentrico pazzoide che ci è arrivata, sia in gran parte artefatta e da lui stesso costruita per bucare il muro della comunicazione con le masse e con la critica. Ho intuito anche che il suo apparente egocentrismo monumentale e narcisistico («Il surrealismo sono io!», «Io, Salvador, salvatore dell’arte spagnola!» ecc.) fosse sì sincero, ma non espressione di un ego ipertrofico, non esaltazione presuntuosa di una individualità mediocre, come accade nella maggior parte degli artistucoli che si credono dei geni. Lui genio lo era davvero e, dato che ne era consapevole, lo affermava. Un po’ come Pietro Abelardo, il quale era solito affermare de me presumens (nel senso di “sono consapevole del mio valore”). Si può anzi ravvisare nel suo inchino reiterato verso i maestri del Rinascimento italiano (nonché alla sua musa terrena, Gala) una forma di umiltà, perché solo salendo sulle spalle dei giganti si può guardare lontano, come ci ha insegnato Bernardo di Chartres (per citare ancora una fonte medievale). E la sua arte immensa, resa possibile da una padronanza tecnica magistrale, era espressione di una “conoscenza delle cose” che era arrivata al nocciolo, all’intima essenza della realtà. Come solo chi è in contatto con l’Anima Universale riesce a vedere e descrivere, comprendendo in modo istantaneo, intuitivo e globale la natura del Tutto. In certe affermazioni, se si va oltre l’apparente egocentrismo, si scorge la levatura di un illuminato, di un Buddha moderno. Perché l’Arte non è altro che questo: lo sfiorare il cuore pulsante dell’energia vitale che pervade il cosmo. E noi siamo dentro quell’energia. Noi siamo quell’energia.

«Io voglio conoscere e capire le forze e le leggi segrete delle cose al fine di dominarle. Io ho la geniale facoltà di disporre di un’arma eccezionale che mi consente di penetrare fino al nucleo della realtà: il misticismo, vale a dire l’intuizione profonda di ciò che è la comunicazione diretta col tutto, la visione assoluta in grazia della verità, in grazia di Dio.»

«Il mezzo espressivo figurativo fu elaborato una volta per tutte e con perfezione ed effettività più assolute durante il Rinascimento. La decadenza della pittura moderna deriva dallo scetticismo e dalla mancanza di fede, conseguenze del materialismo meccanicistico. Grazie alla rinascita del misticismo spagnolo, io, Dalì, mostrando la spiritualità di tutte le sostanze, dimostrerò con la mia opera l’unità dell’universo

Tramite le sue opere (dipinti e saggi) Dalì formalizzò quello che si configura come un Satori artistico, di cui tutti siamo invitati a fare esperienza. Per approfondimenti su Dalì si può visitare questa pagina.

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