Ricordo di Maya

Martedì 12 dicembre, alle 16 presso la Sala Gatteschi della biblioteca Forteguerriana di Pistoia, grazie a Lorenzo Cristofani, ci sarà l’occasione di riscoprire un personaggio pistoiese dimenticato: la scrittrice e poetessa Iva Perugi Gonfiantini, più nota come Maya (1884-1967). Una donna appassionata, fortemente radicata nella vita cittadina, i cui romanzi hanno ottenuto vari riconoscimenti locali e nazionali.

Da LetteraturaDimenticata.it

Quando, nel 1918, Iva Perugi Gonfiantini pubblica da
Cappelli a Rocca San Casciano un libro di poesie dal titolo anodino
(Versi) con uno pseudonimo romantico (Maya) essa non
è, come potrebbe sembrare, una ritrosa violetta adolescente
al suo timido esordio letterario. In realtà è una donna
matura (ha 32 anni), nata a Pistoia il 26 ottobre 1884 da Giuseppe

Perugi e da Niccolina Cerri. Gonfiantini è il cognome del marito, Adelfo. La famiglia abita in via Porta S. Marco 101, in un dignitoso palazzetto.
Nel 1917 aveva pubblicato col suo vero nome sul Bullettino Storico Pistoiese anno XIX n° 3 (pag 101-120) a cura della Società Pistoiese d Storia Patria, di cui era socia, un robusto saggio su Il padre Angelico da Pistoia (al secolo Angelico Marini) pistoiese d’eccellenza vissuto nella prima metà dell’Ottocento, che, corredato da un carteggio, mostra una seria professionalità storica.

Sempre nel 1917 aveva scritto su carta intestata “Asilo Infantile Regina Margherita – Pistoia” una lettera datata 17 aprile indirizzata
a Mariù Pascoli per chiederle il permesso di scrivere un saggio
sul fratello, che intendeva chiamare “La Madre nel Pascoli”
(firmata Professoressa Iva Perugi Gonfiantini). È una lettera
di enfatica idolatria.
“Signora, S’Egli fosse ancora, se potesse vedere ancora le lacrime che invocò ed ebbe ed avrà tante, tante, tante, sempre, sempre, sempre sull’eterne pagine io chiederei oggi umilmente a Lui un permesso e una benedizione. Ma s’Ei che è sempre e sempre sarà, oggi non può ascoltarmi, Mariù è, e Mariù
permetta che io frughi timorosa e amorosa nel gran cuore che fu più
che di tutti suo e benedica nell’anima grande chi con intelletto d’amore e bontà s’accinge ad un lavoro che vedrà luce nel tempo
e, col titolo “La madre del Pascoli”, sarà umile
gratificazione al Poeta del mondo. Tremante di devozione e di affetto
m’inginocchio e bacio le mani ch’Ei strinse fra le sue. Rispettosamente, Professoressa Iva Perugi-Gonfiantini”.

In attesa di una risposta si dedica a un altro pistoiese di qualità:
Bartolomeo Capecchi in Bullettino Storico Pistoiese, a. XX,
1918, p. 56. Evidentemente la risposta della signorina Pascoli fu
favorevole perché nel 1922 Iva Perugi Gonfiantini pubblicò
a Pistoia II pensiero educativo nell’arte di G. Pascoli. Contemporaneamente uscì un’altra raccolta di poesie dal surrealistico titolo Pigolii d’Hototogisu, edito da Pacinotti, il suo editore pistoiese. Laureata in lettere ed insegnante, all’epoca è già direttrice d’asilo. È una donna dalla “femminilità tormentatissima”,
dice Mario Gastaldii in Donne Luce d’Italia (1930) che
“sa la gioia e l’amarezza della creazione”, sicuramente
intendendo la creazione artistica. Infatti la signora Gonfiantini
fa tutto appassionatamente: ama con passione, lavora con passione,
scrive con passione, educa con passione e tiene conferenze appassionanti. Col tempo diventa direttrice didattica dell’asilo (all’epoca intitolato alla Regina Margherita) e membro onorario dell’Accademia Filologica Italiana.

Spentasi la sua idolatria pascoliana, la sua “passion du jour” diventa
Mussolini, alfiere dell’italianità (e di altri sani principi…
per il momento) e la nostra si aggiunge alla schiera degli autori
“di regime”. S’iscrive al partito, diventa Delegata dei
Fasci Femminili, collabora a riviste educative ad uso e consumo della
gioventù, si prodiga nelle associazioni giovanili.
Nel 1927
redige Luce del Popolo: “Numero unico che si vende a L.
1 dal Comitato pe’ festeggiamenti del Rione di Porta S. Marco, a totale beneficio dell’erigendo Ospedale. Motto: “O luce, o gloria della
gente umana (Dante); Io ho un’immensa fiducia nel popolo italiano
nelle sue virtù di razza, e nelle sue opere future (Mussolini)”,
un opuscoletto di quattro pagine che riassume i festeggiamenti e le
attività che si tengono nel Rione San Marco per promuovere
la raccolta di fondi per la costruzione di un moderno ospedale e celebrare la nomina di Pistoia a nuova Provincia (avvenuta in due fasi fra il 1927 e il 1928) e a sede di Prefettura.
L’elevazione a Prefettura fu considerata dai pistoiesi una rivalsa
contro la degradazione a sotto-prefettura del 1851 e ne fece riconoscenti fascisti entusiasti, apponendo l’appellativo “Provinciale”
a ogni attività e organizzazione cittadina.
Le celebrazioni durarono due anni, nell’ambito delle quali la nostra è la curatrice/organizzatrice di una mostra didattica di quaderni
scolastici “Mostra della Scuola” allestita nella Casa del
Balilla dal 28 luglio al 25 settembre 1929, parte della Prima Esposizione (Mostra) Provinciale di Pistoia (da non confondersi con la Mostra Provinciale d’Arte tenutasi gennaio-febbraio 1928) per illustrare folklore, prodotti, arte e bellezze ambientali/turistiche della nuova provincia, ma anche per mostrare gli effetti positivi della recente Riforma Gentile.
Iva Perugi Gonfiantini scrive quattro articoli (3) sulla mostra, per
L’Azione fascista, l’organo del PNF in uno dei quali (14 settembre
1929), firmato Maya, trapela il vero intento degli organizzatori,
quello di mostrare “la scuola nuova, del maestro nuovo, dell’Italia
rinnovata, ed è rivelazione d’organicità, d’ordine, d’armonia, non tanto nelle nozioni impartite, quanto nell’animo del maestro e in quello degli alunni”. Tutto per merito di Mussolini, s’intende.

Alla fine degli anni Venti comincia la sua carriera di autrice di romanzi amorosi, ambientati in epoche storiche sfruttando un argomento, la storia, in cui eccelle: romanzi di nessun valore letterario, ma molto richiesti sia dagli editori perché costavano poco, sia dal pubblico per lo stesso motivo. Continua a celebrare l’amatissima Pistoia e il fascismo in una “monografia
alla buona” con fini divulgativi/educativi in Vita Pistoiese:
libro fascista
, G. Grazzini, 1933. Nel 1937 è fra i notabili che celebrano il VI centenario della morte di Cino da Pistoia. Scrive i versi de Il canto della G.I.L. femminile (1937).
Pubblica ancora qualche romanzo fra cui Ballotte… bruciate…
e mondine!
, storia di un piccolo boscaiolo, orfano di padre,
che va in città e, per aiutare la famiglia, vende castagne
cotte in vario modo (ballotte, bruciate e mondine).
Il tempo trascorre: comincia e finisce una guerra. Passato di moda
il fascismo, Iva Perugi Gonfiantini riappare inarrestabile nel 1958
con Io volo e canto…: liriche, Gastaldi, Milano, encomiato
al concorso nazionale Gastaldi 1958 per la poesia.

L’ultimo suo libro conosciuto, Nel mattino della vita, pubblicato
nel 1964 dalle Edizioni Paoline, una casa rigorosamente religiosa
editrice di libri “buoni” per famiglie, fa sospettare che
l’impagabile signora Gonfiantini, adeguandosi alle circostanze, alla
fine della sua lunga vita, abbia trovato nella religione un’ultima
passione.

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