Ricordo di Ennio Anzarini

Nel 1932, quando lascia la sua casa sulle montagne della Lunigiana per cercare fortuna a Parigi, Ennio Anzarini ha solo 24 anni ed ha già pubblicato quattro raccolte poetiche. Negli anni successivi diventerà intimo amico di personaggi del calibro di Pablo Neruda, Albert Camus, Ezra Pound i quali, però, non ammetteranno mai di aver avuto a che fare col poeta toscano, forse timorosi di vedere accostare la loro poetica alla sua. Nei numerosi libri che continuerà a pubblicare, infatti, Anzarini anticiperà tutte le principali tematiche che sconvolgeranno la poesia novecentesca. Il successo, però, non gli arriderà mai e, nonostante la sua bibliografia conti una trentina di opere, il suo nome non compare tra i classici del Novecento: solo qualche paragrafo nelle antologie, nemmeno un premio Nobel.
Valgono sempre le parole con cui lo descrisse la cugina Genevieve, che gli stette vicino fino alla morte: “Era una persona tanto cara, tanto intelligente, ma scorbutico come una capra!”.
La sua poesia, illuminante e sarcastica, è stata recentemente riscoperta per merito delle Edizioni Ancestrali che la stanno ristampando. Un giusto riconoscimento per un grande del nostro tempo.
Questa era gente che ci capiva per davvero, mica come oggi che scrivono poesie sui bulloni, sulle saracinesche, sulle bielle.

D’aprile si va in mezzo a li prati
cantando e ballando come dannati
eppure lo sento, quel verso impetuoso
è l’alce superbo, seppur neghittoso.

Da Poesie del divenire di Ennio Anzarini (Edizioni Ancestrali, 2016)


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