Pisa Book Festival – interviste

Articolo originariamente pubblicato nell’ottobre 2008 su Lo Snodo e attualmente non più reperibile.

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Il 10, 11 e 12 ottobre si è tenuta la nuova edizione del Pisa Book Festival. Nei padiglioni dell’Area Expo, subito fuori città, hanno trovato posto gli stand di oltre duecento piccole case editrici. La maggior parte di queste fatica a trovare posto sugli scaffali delle librerie, dominati dalle grandi major, e anche per questo curiosare fra i banchetti della fiera è sempre molto stimolante. Si trovano editori e scrittori mai sentiti nominare che però hanno la loro energia, la loro professionalità, la loro dignità. Oltre all’area espositiva dove poter visionare e comprare libri, erano in programma incontri con gli autori, caffè letterari, spazio business per poter incontrare gli agenti letterari e una miriade di iniziative sparse nell’arco dei tre giorni. Da sottolineare l’organizzazione che, grazie ai patrocini di provincia e comune di Pisa, ha reso possibile l’ingresso gratuito a tutte le aree della fiera e un comodo bus navetta, sempre gratuito, da e per la stazione centrale. Abbiamo rivolto tre domande ad alcuni dei tanti editori presenti per farci un’idea dell’iniziativa pisana e dell’attuale situazione editoriale italiana.

Come valuta l’originale formula del Pisa Book Festival interamente dedicato alla piccola editoria, rispetto anche ai grandi saloni del libro tipo Torino o Roma?

Gordiano Lupi (Edizioni Il Foglio Letterario): Ho sempre valutato positivamente il PISA BOOK FESTIVAL che frequento sin dalla prima edizione. A mio parere è la fiera migliore per la piccola editoria, anche se pure Chiari e Modena sono vicine a quello standard qualitativo. Torino non è fiera per i piccoli (Il Foglio la fa con il distributore EDIQ ma porta solo 12 titoli). Roma è la fiera degli editori a pagamento che ormai l’hanno invasa e non c’è più posto per nessuno…

Angelo Leone (Stampa Alternativa/Nuovi Equilibri): Sicuramente l’originalità della formula é positiva se rapportata con la fiera del libro di Torino che é altra cosa, ma rispetto a quella di Roma direi che c’è molta similitudine. Poi se vogliamo prendere in considerazione la formula di quest’anno e il raffronto con la fiera di Roma, allora bisogna dire che siamo molto scettici sul fatto che la scelta di quest’anno possa tenere il raffronto nel tempo con quella di Roma, molto più grande in termine di partecipazione di editori e per quantità e qualità di eventi e ovviamente per quantità di libri venduti. Altra cosa era la formula delle passate edizioni alla stazione Leopolda che si diversificava dalla fiera di Roma in quanto ero uno spaccato dedicato alla piccola editoria indipendente di qualità e non aveva pretese di grande crescita.

Guido Farneti (Azimut): Il Pisa Book Festival era senza dubbio una delle Fiere dell’Editoria migliori, se non la migliore. Dico era, perchè quest’anno, a mio avviso, la nuova sistemazione in periferia non è risultata ottimale. Va da sè che una Fiera posta in una zona “cittadina”, di passaggio, portava molte persone a visitar gli stand anche se non interessati ai libri. In questa nuova situazione, senza dubbio, solo gli interessati si sono spostati verso i padiglioni del PBF. A proposito, i padiglioni della nuova Area Expo non erano molto adatti ad ospitare un Festival del libro. Ma forse questo è solo un mio gusto personale. Nel complesso, però, posso dire che per Azimut è stato un bel successo, grazie a tutti gli amici, ai curiosi, e agli azimutiani che ci sostengono! Il confronto con Roma e Torino mi pare improponibile. Torino si pone come realtà diversa, nei mezzi e nei modi e negli obiettivi. Roma, in fondo non molto dissimile, gode però dell’appoggio di una città intera, e questo grazie all’organizzazione che svolge un lavoro capillare e lungo mesi. Consideriamo che a Pisa, quest’anno, erano presenti 200 espositori, che sono tantissimi. Ciò che mancava, ritengo, era l’azione di comunicazione sulla città.

Marco Vicentini (Meridiano Zero): diciamo che sono favorevole

Alessandra (Edizioni Di Latta): Edizioni di latta è lieta di partecipare a tutte le manifestazioni di valore, siano esse riservate alla piccola editoria, di cui è esponente, che alla media e grande editoria. E’ obiettivo primario della Casa editrice, infatti, non precludersi alcuna via di approccio con il lettore e il mondo della letteratura, che va raggiunto in tutti gli ambiti, più o meno specifici. Edizioni di latta crede pertanto in una distinzione reale basata sulla qualità del prodotto, anziché sulle dimensioni aziendali. Anche per questo apprezza particolarmente il lavoro compiuto da manifestazioni come il Pisa Book Festival, che si impegnano a dare visibilità alle piccole realtà del mercato italiano, rendendole protagoniste di una evento a loro dedicato, sotto ogni aspetto. Edizioni di latta ha potuto apprezzare la cordialità e l’organizzazione della manifestazione Pisa Book Festival, la disponibilità dei responsabili, il clima di collaborazione tra Case editrici vicine e, non ultimi, il calore e l’entusiasmo del pubblico accorso.

Come sono andate le vendite? La crisi economica si riverbera anche sull’editoria o la curiosità dei lettori resiste a tutto?

Gordiano Lupi (Edizioni Il Foglio Letterario): A noi le vendite sono andate molto bene. 150 titoli diffusi in due giorni e mezzo mi pare un buon successo. Credo che i veri lettori riconoscano a naso un libro fatto con amore frutto di un progetto editoriale da un prodotto composto da carta stampata a fini di lucro. A buon intenditor…

Angelo Leone (Stampa Alternativa/Nuovi Equilibri): Le vendite per la nostra casa editrice sono andate benino, ma sicuramente meno bene rispetto alle passate edizioni (-29%). Diciamo che un 10% é stato fisiologico, un inevitabile decremento verificatosi su tutte le fiere già dall’inizio anno ad oggi, mentre un 19% di fatto dovuto alla maggior concorrenza di editori immessi nello spazio fieristico, rispetto a quelli dell’anno precedente. E poi sostanzialmente è mancato il pubblico studentesco che nella vecchia stazione Leopolda era più presente, rispetto invece ad un pubblico più occasionale presente al polo fieristico.

Guido Farneti (Azimut): Le vendite risentono in maniera drammatica della crisi generale. C’è poco da dire. E d’altronde è comprensibile come molti italiani, se costretti a tirare la cinghia, lo facciano con i “prodotti” meno necessari: purtroppo il libro è uno di questi. Per fortuna non sempre, e non per tutti però. E’ sempre così bello sentire persone che allo stand dicono: “fosse per me, li comprerei tutti… per ora ne prendo solo due”…

Marco Vicentini (Meridiano Zero): Le vendite sono andate male. La crisi coinvolge tutti i campi.

Alessandra (Edizioni Di Latta): La crisi economica é senz’altro un problema per i mercati, ma Edizioni di latta lavora ogni giorno per far fronte a qualunque evenienza. Forte anche del punto di vista privilegiato che la doppia sede (Milano e New York) le offre, la Casa editrice segue una strategia editoriale atta a non subire i contraccolpi del settore. Le vendite al Pisa Book Festival hanno entusiasmato Edizioni di latta, che è ottimista anche in merito alla prossima partecipazione alla manifestazione romana di “Più libri più liberi”

Se avesse la bacchetta magica, cosa cambiereste nell’attuale mondo dei libri (produzione, distribuzione, pubblicità, concorrenza ecc.)? Scegliete una cosa sola, quella che secondo voi è la più urgente.

Gordiano Lupi (Edizioni Il Foglio Letterario): Il monopolio dei grandi e la poca collaborazione dei librai. Troppo facile vendere il finalista dello Strega, il best seller di turno o l’ultima bariccata. Nel mondo che non esiste, quello di Alice nel paese delle meraviglie, vorrei pari opportunità tra IL DIVORATORE di Lorenza Ghinelli (il nostro ultimo horror) e il libro annuale di Bruno Vespa (che pure viene comprato… ma da chi?)

Angelo Leone (Stampa Alternativa/Nuovi Equilibri): Domanda difficile, visti i problemi posti. Comunque opterei per la prima risposta vale a dire la produzione, in quanto gli altri tre punti sono consequenziali al primo.

Guido Farneti (Azimut): Cosa cambiare nel mondo dei libri? Bella domanda… diciamo che, dovendo scegliere una sola cosa, sceglierei di cambiare lo “spazio” offerto ai piccoli editori. Sia fisico, nelle librerie, che a livello pubblicitario e di comunicazione. E’ ovvio che i grandi editori, avendo più mezzi, abbiano più spazio. Ma credo anche che, se ai piccoli venisse dato abbastanza spazio, i lettori potrebbero valutarli meglio, incuriosendosi, e deciderne poi il successo o, al contrario, l’insuccesso. In ogni caso, così facendo, molti straordinari piccoli o medi colleghi editori, potrebbero avere una voce forte e decisa!

Marco Vicentini (Meridiano Zero): Farei un’azione sensata (ma qui siamo nella fantascienza) per aumentare il numero dei lettori. Per azione sensata intendo un programma operativo con degli obiettivi finali e intermedi, date di raggiungimento previsto e controlli periodici dello sviluppo programma. Capisco che può sembrare vago, ma per me e’ sufficiente che un programma soddisfi queste condizioni per definirlo sensato.

Alessandra (Edizioni Di Latta): Edizioni di latta si è da poco affacciata sul mercato e, per questo, non ha ancora avuto modo di fronteggiare gli ostacoli che rallentano la corsa del mercato italiano dell’editoria. Riteniamo però che il punto focale, da rafforzare costantemente, sia quello della distribuzione, che non può permettersi alcun tipo di incertezza, per assicurare all’editore così come al lettore un servizio efficace e puntuale.

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