A-Merica, quando Colombo arrivò secondo

Bruna Rossi, insegnante, ricercatrice, appassionata di arte ed esperta di storia locale, ha dato alle stampe un libro dal grande fascino e dal contenuto potenzialmente deflagrante. Si tratta di A-Merica – Il regno di Venere, un testo in cui si porta avanti la tesi che a scoprire l’America non sia stato Cristoforo Colombo nel 1492, per conto degli Aragonesi, ma Amerigo Vespucci (il nonno omonimo del celebre navigatore) quasi un secolo prima, per conto di una vasta alleanza di potenti dell’epoca: dai Medici, agli Sforza, al re del Portogallo, di Ungheria e di Romania. Personaggi raffigurati spesso insieme in quadri celeberrimi del Rinascimento: da Botticelli, al Ghirlandaio, a Benozzo Gozzoli. Partendo proprio dall’analisi delle pitture giunte fino a noi, Bruna Rossi inizia a dipanare un filo che porta molto lontano e che, strada facendo, si arricchisce di addentellati con la storia, la letteratura, i reperti archeologici e lo studio dei miti e delle conoscenze astronomiche antiche. Un argomento dai risvolti mastodontici, quindi, che costringe a rivedere alcuni punti fermi della nostra cultura per come ci è stata insegnata a scuola. Un’impresa così ardua che potrebbe scoraggiare molti studiosi. Non Bruna Rossi che, nonostante i pochi mezzi a disposizione, si è armata di pazienza e ha condotto un certosino studio delle fonti, ricerche sul territorio e negli archivi di musei e biblioteche per giungere quantomeno a mettere in discussione una verità che non sembra più così monolitica.

La domanda che subito salta alla mente di chi ascolta queste tesi è: perché, ad un certo punto, sarebbe stata effettuata questa damnatio memoriae nei confronti di tutte le esplorazioni verso il continente americano avvenute prima del 1492? Una capillare e radicale distruzione di ogni documento (soprattutto testuale e cartografico) che parlasse di queste imprese, a cui però qualcosa è sfuggito…

La risposta è semplice: oro, terre fertili, potere… In un momento storico in cui i commerci con l’Oriente erano divenuti sempre più complessi. La Spagna era privilegiata per quanto riguardava le rotte atlantiche, però non avrebbe potuto intraprendere la conquista di un continente che già aveva instaurato, da anni, amichevoli rapporti commerciali con le più importanti corti d’Europa, soprattutto se questi fossero stati finalmente resi ufficiali, così come probabilmente Firenze e gli alleati si apprestavano a fare con l’appoggio del papa Innocenzo VIII. Colombo partì senza sapere che questo pontefice era improvvisamente deceduto, lasciando il soglio papale alla famiglia Borgia, sostenuta dagli Aragonesi. Nello stesso periodo scomparvero molti dei protagonisti della storia rinascimentale, spesso in circostanze decisamente sospette. Il secondo passo fu quello di cancellare la cultura dei popoli precolombiani: avere a che fare con dei selvaggi cannibali avrebbe giustificato la grande campagna di colonizzazione ed evangelizzazione delle nuove terre.

A distanza di cinque secoli, gli equilibri politici sono ormai completamente cambiati e gli studiosi potrebbero quantomeno iniziare a porsi domande su una possibile retrodatazione della scoperta dell’America, vista la gran quantità di “indizi” che ci sono. Perché questo non avviene?

Forse si dovrebbero spiegare troppe cose, e affrontare il giudizio dei posteri. Perlomeno si dovrebbe chiarire il perché di questo lungo inganno. Anche gli equilibri più consolidati potrebbero subire qualche scossone.

Che difficoltà ha incontrato nella ricerca di un editore? I vantaggi dell’autoproduzione (tempi di stampa rapidi, possibilità di aggiornare il testo, assenza di vincoli), compensano gli svantaggi (assenza di distribuzione nelle librerie e promozione)?

Per la verità l’autoproduzione sul momento mi è sembrata la soluzione più semplice. Avevo scritto il libro mettendo insieme anni di appunti e ricerche effettuate più per interesse personale che in vista di un prodotto editoriale. Quando però mi sono resa conto del grande interesse che si creava intorno all’argomento, e anche alle mie tesi, mi sono decisa a pubblicare. Purtroppo non ero un personaggio noto e non avevo contatti con le grosse case editrici, perciò la strada sarebbe stata molto lunga o molto costosa. Ammetto di aver provato, senza fortuna (serve anche quella!), o forse senza l’adeguata determinazione. Aggiungiamo anche il poco tempo a disposizione, dato che non scrivo per professione. Rimaneva la via dell’autoproduzione con l’opportunità di pubblicare in tempi brevissimi e in un numero di copie ridotto (questo, oltre ad abbattere i costi, offre la possibilità di successive correzioni dei refusi o di approfondimenti del testo), ma con codice ISBN e la presenza nei grossi canali di distribuzione on line. Certo, si tratta di un compromesso: in questo modo mancano del tutto la presenza nelle vetrine delle librerie e la promozione delle case editrici; anche la fase di revisione, l’impostazione grafica e la copertina vengono penalizzate, in quanto effettuate tutte autonomamente. Infine il prezzo di copertina inevitabilmente sale, perché calcolato sul costo delle singole copie. Ogni scelta comporta sempre dei compromessi, ma se io avessi seguito strade diverse, oggi questo libro non sarebbe ancora pubblicato. Perciò credo di aver fatto la scelta migliore per me, dato che in fondo cercavo solo un canale per esprimere le mie idee.

Nell’era di internet molte ricerche, anche serie e approfondite, che mettono in discussione verità ufficiali (antiche o attuali) vengono immediatamente marchiate col moderno bollino dell’infamia della “teoria del complotto”. Una parola-condanna senza appello, un termine-stigma che basta da solo a chiudere la bocca (facendola passare per cialtroneria) a qualsiasi tesi alternativa. Studiando la storia, però, si scopre che non solo i complotti sono sempre esistiti ma sono stati così frequenti che viene da pensare siano la forma usuale, standard con cui il Potere gestisce i propri affari e pianifica i grandi eventi. Se le sue tesi sono esatte, anche in questo caso ci troviamo di fronte ad una colossale opera di insabbiamento e di riscrittura della Storia. Come risponderebbe quindi a chi cerca la facile scappatoia dell’irrisione e dell’accusa del “gombloddo”?

Ripeto, io ho esposto solo delle tesi personali, che possono essere condivise oppure no. Forse io stessa, continuando a cercare, mi troverò a dover cambiare certe mie posizioni. In fondo non propongo nuove verità assolute, ma solo nuovi spunti di riflessione, un invito a guardare oltre. Le sicurezze uccidono la ricerca… Al momento non esistono prove inequivocabili e definitive, ma solo indizi, molti indizi, che trovano tutti una logica collocazione e si integrano fra loro andando a comporre un quadro storico che non coincide con quello mostratoci fino ad ora. Porsi qualche dubbio è d’obbligo. Sicuramente internet oggi aiuta molto, ma c’è il rischio opposto di diffusione di falsi. Il difficile è riuscire a muoversi e scegliere tra tutto ciò che la rete ci mette a disposizione. Ci sono ancora tanti tasselli vuoti, c’è ancora molto lavoro da fare, ma quando si iniziano ad osservare le cose con occhi diversi, esse appaiono più chiare. A volte la Verità è da sempre davanti a noi, ma non siamo capaci di leggerla, oppure non siamo abituati a collegare fra loro documenti, discipline, conoscenze. Nessun ricorso alle teorie del “complotto”. Questa è la storia fatta e scritta dagli uomini, non solo eroi, ma uomini con difetti e passioni, e si sa ormai che la storia la scrivono i vincitori. Sono molte le vicende che dovrebbero passare per un serio revisionismo storico!

Le sue ricerche, anche se di grande respiro, muovono sempre da un ambito locale, la Valdinievole, che si dimostra ricchissima di storia, personaggi e aneddoti spesso dimenticati. Dove la porteranno i suoi prossimi lavori?

Ogni luogo, anche piccolo, ha le sue peculiarità, la sua bellezza, la sua storia. Ma non è un mondo a sé, è immerso in un ambito più ampio, e naturalmente contribuisce alla sua storia, oltre a subirla. Così può succedere che ciò che è stato nascosto o trascurato nel corso dei grandi eventi, possa riemergere, dimenticato ma non perso, da un vecchio documento, dalla biografia di un personaggio di secondo piano, da un’opera esclusa dal circuito dei grandi musei. Io ho sempre centrato le mie ricerche in Valdinievole, ma necessariamente ho dovuto allargarle, perché questa terra fa parte di un tessuto geografico, storico e artistico talmente ricco e concentrato che le relazioni risultano inevitabili, anche se di solito se ne privilegiano gli elementi più eclatanti e gli artisti più famosi. Artisti e storie che talvolta si spostano (di poco) dai luoghi che gli sono attribuiti come propri e riescono a donarci veri tesori che da soli potrebbero fare la fortuna di quel luogo, se opportunamente valorizzati. È il caso del primo disegno firmato da Leonardo da Vinci, che rappresenta splendidamente la Valdinievole del ’400 vista dal castello di Montecatini: è questo infatti lo scenario del mio ultimo lavoro. Sono grata a Leonardo, che mi ha fornito il pretesto per provare a ricostruire il volto di una Valdinievole antica e poco conosciuta. Naturalmente sarà un altro libro contrastato, ma ormai ci sono abituata. Seguo questi studi per puro divertimento e la molla della passione è proprio la curiosità, la necessità di staccarmi dai luoghi comuni e dal troppo ovvio, anche se ciò mi trasforma in una sorta di Davide contro Golia! Devo dire tuttavia che ho incontrato anche molte persone di grande cultura e competenza, che mi hanno sostenuta, aiutata e incoraggiata a proseguire. È a queste persone che vorrei dire grazie!


Per approfondire l’argomento, si legga questa intervista fatta alla Rossi da Ultimo Teatro per il progetto Il Somaro.

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