La magia nelle “macchie” di Lega e Puccini

Mario Puccini Usciamo per una volta fuori provincia per incontrare due pittori dal grande fascino per i quali merita senza dubbio una gita in Versilia. Silvestro Lega e Mario Puccini sono stati due Macchiaioli di spicco: il primo, Maestro riconosciuto del movimento; il secondo, incomprensibilmente dimenticato, come dimostra il fatto che da cinquant’anni non veniva proposta una mostra in suo onore.
Silvestro Lega, storia di un’anima si può visitare a Viareggio fino all’8 dicembre presso il Centro Matteucci. Qui troviamo venti tele finora mai esposte e ritrovate negli ultimi trent’anni di ricerche. Si può così ammirare il percorso artistico che Silvestro Lega fece e che lo portò a superbe vette di realismo lirico. Si ritrovano i soggetti naturalistici cari alla “Macchia” e i momenti dell’umile vita rurale, accanto però agli interni e ai ritratti delle facoltose famiglie presso cui l’artista trovò ospitalità durante la sua travagliata esistenza, passata tra ristrettezze economiche e profonde crisi morali. Emiliano di origini (nacque a Modigliana), visse quasi sempre tra Firenze e Livorno e a questi ambienti rese omaggio nelle sue tele.

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Mario Puccini, invece, è un nome senz’altro poco conosciuto ma che merita di essere riscoperto dal momento che i suoi quadri sono davvero di fortissimo impatto. Non a caso il critico Emilio Cecchi lo definì “il Van Gogh italiano”. Mario Puccini, la passione del colore è il titolo della mostra che Seravezza gli dedica nelle stanze del Palazzo Mediceo, fino al 2 novembre, in cui si possono ammirare settanta opere che ripercorrono l’intera vita dell’artista. Oltre a qualche quadro dei maestri a cui sempre si ispirò (Giovanni Fattori e lo stesso Lega), possiamo scoprire le tele di amici pittori che lo influenzarono portandolo vicino ai tratti dell’impressionismo e che i curatori della mostra hanno sapientemente accostato. Segnato dall’esperienza del maniconio in cui fu internato dai 24 ai 28 anni (esposte anche le cartelle cliniche originali), riuscì tuttavia a ristabilirsi e a trovare nell’arte una forma di terapia per esprimere la sua sottile sensibilità e le profonde inquietudini che lo affliggevano. Dalle stupende marine della sua Livorno, ai campi inondati di sole dell’alta Toscana, fino alle atmosfere rosee dei borghi provenzali in cui soggiornò brevemente, si rimane sempre colpiti dal dinamismo delle figure, dal loro “uscire in rilievo” e, soprattutto, dai colori vivissimi e caldi, quasi un paradosso per un animo schivo e a tratti oscuro come il suo. La mostra termina con la “reunion” delle tele che adornavano lo storico Caffè Bardi di Livorno, in cui si ritrovavano gli artisti locali e a cui il proprietario commissionò numerose opere per abbellirne le pareti (la più eclatante è forse proprio quella di Puccini). Se andate a fare un tuffo o a ballare a Forte dei Marmi, fate una piccola deviazione e non perdetevi questa meraviglia.


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