Il Sud di Rubini

Sergio-Rubini SUD Teatro Montand Monsummano TermeChe belli i racconti, e che bello sentire un attore che dà loro vita (sarebbe riduttivo dire che li legge) con la partecipazione che riesce a infonderci solo chi conosce la parola, e sa come ammansirla. Sergio Rubini non si trova a suo agio solo nei panni di attore cinematrografico e teatrale (lo abbiamo apprezzato in Zio Vanja al Manzoni nel 2013) ma in questo suo Sud, con cui si è chiusa la stagione invernale del teatro Yves Montand di Monsummano, è riuscito a costruire un piccolo recital caldo e piacevole, accompagnato unicamente da un leggìo e una da una jazz band di tutto rispetto. Attraverso le parole di maestri come Eduardo De Filippo, di Eschilo, di scrittori contemporanei come Carlo D’amicis e personaggi dello spettacolo dimenticati come Matteo Salvatore, Rubini, Sud evoca lo spirito del Mezzogiorno con la sua fame, i suoi contrasti, le sue tipicità e la sua profonda umanità. Il racconto di Salvatore ci riporta ad un tempo, non poi così lontano, in cui saziarsi a tavolino era privilegio di pochi; Eduardo trasfigura in poesia surreale la miseria di un mariuolo ucciso durante un tentativo di scippo; D’Amicis rievoca il passato recente degli anni ’70 e dei suoi contrasti sociali incipienti, visti dagli occhi di un adolescente di paese; Eschilo ci catapulta nel sangue di una battaglia di secoli fa, alle origini mitiche del nostro sud. Infine, uno spassionato ricordo di Grumo, piccolo paese in provincia di Bari in cui Rubini e Michele Fazio (pianista autore delle musiche dello spettacolo) sono nati, abitato da tanti “matti” amanti dell’arte nelle sue varie forme. Di uno di questi, il giocattolaio poeta, Rubini snocciola una poesia fatta dalla sequela di soprannomi in dialetto che ognuno in paese porta, quasi come un marchio del destino. A ritmo di jazz, a tratti quasi un hip-hop folk, si chiude uno spettacolo che forse, per la sua piacevolezza, meriterebbe di essere più strutturato.


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