Il mare della solitudine

«Camminavo, camminavo, camminavo, e la strada si allungava, si allungava, si allungava… finché, arrivato in cima alla scogliera, mi ritrovai davanti il faro. Alto sul suo busto, faceva roteare la palla di luce che a grande distanza lanciava i suoi raggi ammonitori. E poi? Poi caddi stremato ai suoi piedi e ivi rimasi per un paio di ore, fin quando, svegliato dai marosi procellosi, mi alzai e andai a bussare alla casa del guardiano del faro. Mi aprì un uomo barbuto e oltremodo scorbutico che mi apostrofò dandomi del disturbatore e del villano. La cosa mi stupì perché, come lui stesso ammise, ero il primo che gli faceva visita dopo mesi e mesi. Quando glielo feci notare lui ebbe come un singulto e disse che sì, in effetti era proprio tanto che non vedeva nessuno, non sarebbe stato male cenare insieme e scambiare quattro chiacchiere. Tuttavia, detto questo, mi sbatté la porta in faccia. Non capivo. Mi feci coraggio e bussai di nuovo, reiterando la mia richiesta di una scodella calda di brodo, o quel che fosse. L’uomo barbuto allora si convinse e, sacramentando non poco, mi fece trasìre nella sua magione. Oh che stupore, oh che delizia quando al tepore del camino vidi, appesa alla parete, la foto di mia madre.»

Comincia così l’ultimo romanzo di Corrado Faffa, Il mare della solitudine, (Cervo Alato Edizioni, 2023). Il libro si snoda con molteplici colpi di scena tra paesaggi mozzafiato e personaggi straordinari verso un finale che non potrà non riempire di stupore il lettore. John Smiterson, della Accademic School of Miami, ha scritto su “Literature and facts” che questo romanzo ricorda in un certo qual modo il Moby Dick di Melville. Una trama a orologeria, dalla penna di un vero scrittore che ha già venduto milioni di copie. Consigliato a chi ama leggere.


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