I vessilli del cielo

i-vessilli-del-cielo_LRGElga Battaglini è una scrittrice pesciatina. Con I vessilli del cielo, uscito per Leone Editore nel 2011, affronta il tema affascinante e tragico della crociata contro i Catari che imperversò nel sud della Francia fra XIII e XIV secolo. I Catari, bollati come eretici dalla chiesa di Roma, furono bruciati a centinaia sui roghi dell’inquisizione e l’assedio alla loro fortezza, Montsegur, fu l’apice di uno scontro epico. Ne parliamo con l’autrice.

I vessilli del cielo è un romanzo storico ambientato in Linguadoca sul finire del XIII secolo, quando infuria la crociata contro l’eresia catara. Da dove viene questo interesse per queste tematiche?

Ovviamente dai tempi dell’università, ho studiato storia medievale. Ma il particolare interesse per la storia dei catari si è acceso in me mentre preparavo contemporaneamente gli esami di storia della musica e di filologia romanza. Grazie a questi studi sono venuta a conoscenza di quella civiltà meravigliosa fiorita in Linguadoca tra il XII e il XIII secolo, poi brutalmente stroncata dalla crociata contro i catari. Confesso che (uno storico non si dovrebbe porre queste domande, ma limitarsi a esaminare e interpretare i fatti, e forse è per questo che ho scelto di scrivere romanzi…) mi sono chiesta più volte se, senza quei terribili eventi, non avremmo avuto un’altra Europa, più aperta, più tollerante. Priva di quelle scintille di razzismo, intolleranza, paura della diversità che, come fuoco sotto la cenere, sono sempre pronte a risvegliarsi e ad appiccare incendi.

I catari sono stati letteralmente spazzati via dalla furia dell’inquisizione, a differenza di altri “eretici” che sono sopravvissuti fino a noi, come i Valdesi. Questa diversa sorte è dovuta anche a motivi politici (chiedevano l’indipendenza di una fetta del sud della Francia dalla corona parigina) e tributari (si rifiutavano di pagare le tasse a Roma) oltre che teologici?

Sicuramente! In quegli anni era in corso l’unificazione della Francia sotto l’egida dei re cattolici. La storia di quel periodo è segnata dalle continue annessioni di territori alla Corona francese. Spesso ciò avveniva tramite strategie familiari e matrimoniali, ma qua e là divampavano anche guerre e rivolte feudali. E’ indubbio che i grandi signori del sud vedessero nell’adesione all’eresia un modo per affrancare i propri territori dalle pretese del clero e del re di Francia. Il popolo poi non sopportava la lunga serie di balzelli imposti dai preti e guardava con simpatia all’uguaglianza sociale applicata dai catari. C’è però qualcos’altro. La crociata contro i catari ha assunto spesso caratteri terribili, ha applicato metodi che ricordano stranamente quelli dei regimi totalitari del ‘900. [le croci gialle imposte sugli abiti dei Catari ricordano le stelle a sei punte imposte agli ebrei sotto il nazismo N.d.R.] Violenze gratuite per terrorizzare la popolazione, pressioni psicologiche inimmaginabili. Basti pensare al complesso sistema di informazioni e delazioni messo in piedi dall’inquisizione domenicana. Roba degna delle SS come del KGB. Leggendo fra le righe si ha l’impressione che il bersaglio di questi fanatici fossero proprio la cultura, la libertà, la tolleranza. Quella tolleranza che indusse il signore di Carcassonne a portare con sé durante la fuga eretici, ebrei e musulmani. Questo particolare ancor oggi ci riempie di ammirazione!

Come è stato accolto il tuo libro, dal momento che parla di questioni così lontane dal nostro comune sentire?

Non sono poi così lontane. L’amore, il desiderio di giustizia, il diritto all’autodeterminazione dei popoli sono temi universali, senza tempo. Per non parlare dei temi religiosi: le riflessioni del francescano (il mio personaggio preferito) non sono molto diverse da quelle di Papa Francesco. Non c’è niente di nuovo sotto il sole, c’è scritto da qualche parte nella Bibbia. Diciamo che i lettori si sono divisi in tre categorie. Quelli che hanno apprezzato la trama (è un romanzo dall’impianto molto tradizionale, con tutti gli ingredienti al posto giusto); quelli che sono venuti a dirmi: ”Non conoscevo questa storia, hai fatto bene a parlarne!”; e infine quelli che hanno apprezzato entrambi gli aspetti.

Il libro intreccia fatti e personaggi reali con vicende e protagonisti di fantasia, secondo gli stilemi del romanzo storico. Pensi che sia un genere ancora utile ad affabulare il lettore e magari insegnare qualcosa su vicende poco trattate dai libri di storia?

È probabile, ma non credo che sia questa la funzione del romanzo storico. Ci sono saggi di storia bellissimi e avvincenti come romanzi e, secondo me, per conoscere bene un periodo è più giusto attingere ad essi. Approfitto di questo spazio per ricordare l’indimenticabile Jacques Le Goff, scomparso di recente. I suoi libri hanno una leggibilità, uno stile accattivante, una fluidità che li rende adattissimi anche a chi non ha competenze specifiche. Penso invece che chi legge (e chi scrive) romanzi storici sia motivato da una curiosità ulteriore. Cosa c’è oltre il silenzio delle fonti? Cosa pensavano gli uomini del passato, quali erano le loro speranze, i loro sogni, le loro paure? Come vivevano quando non erano sotto l’occhio dello storico? Quali erano i loro gesti quotidiani? C’è l’incipit di una poesia (se ricordo bene di Brecht) che mi è sempre rimasto in mente fin da bambina. Chi era il cuoco di Napoleone? Ecco, a mio avviso, il romanzo storico dovrebbe cercare di rispondere a queste domande. Ricostruire il dietro le quinte della Storia.

Questo è il tuo primo libro, hai scritto altre cose?

Sì, è il primo, spero di una lunga serie. In estate (sempre per l’editore Leone che ringrazio per aver nuovamente creduto in me!) uscirà il mio secondo romanzo, Il canto della Terra, ambientato in Toscana nel 1944. Inoltre mi sono appena classificata prima al concorso “Una storia partigiana” promosso dall’A.N.P.I. di Lastra a Signa con il mio ( per ora unico) racconto Stagioni.

Oltre alla scrittura, di cosa ti occupi?

Dipingo. Prima della nascita di mia figlia facevo la pittrice di strada a tempo pieno. Adesso sono più stanziale, faccio lavori che trovo in zona. Decorazioni murali, quadri su commissione, vecchie tegole ecc. In attesa di tornare on the road, quando sarà più grande Alice, magari insieme a lei. Ho inoltre un gruppo musical-familiare con mio marito Giampaolo e due carissimi amici, Diego e Antonella, nel quale suono le percussioni e faccio la corista. Ci chiamiamo Waits. Per il gruppo ho scritto due canzoni politicamente scorrettissime: La ballata del consumatore (in)consapevole e Il centro ‘ommerciale. Ne vado molto fiera.


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