Il controllore… delle nostre vite

Gli omini salgono di nuovo sul treno del Progetto T e ci regalano un altro spettacolo di notevole spessore comico ed emotivo. Se Ci scusiamo per il disagio era ambientato tra la varia umanità della stazione di Pistoia e La corsa speciale faceva idealmente un viaggio da Pistoia a Porretta, Il controllore si concentra sulla vita così come appare da Porretta a Bologna, in quel tratto di ferrovia montana in cui, a ben vedere, abitano gli stessi malesseri e gli stessi personaggi surreali della pianura. Forse appena stemperati dall’accento bolognese di un dolce controllore donna che si fa di Prozac, ossessionata dalla famiglia e dai figli. Francesca Sarteanesi, Francesco Rotelli, Luca Zacchini e la regista Giulia Zacchini mettono insieme ancora una volta un mix di vite che, nel loro essere sgangherate e fuori dagli schemi, sono incredibilmente realistiche. E non poteva essere altrimenti visto il lavoro sul campo della compagnia. La tecnica recitativa ormai collaudata da Gli omini è quella di far impersonare diversi ruoli ai tre attori che quindi riescono a portare sul palco una decina di profili umani, uno più malinconico-divertente-inquietante dell’altro: dal nazi-controllore, alla coppia di ciechi (ma saranno ciechi davvero?) dalla battuta folgorante sempre pronta, alla vamp con la preoccupazione di una torta al cioccolato che si può sciogliere, al cowboy in salsa appenninica che vuole andare a Ciricea e per farsi accogliere non esita a cambiare sesso! Si ride con passione, ma come la comicità vera insegna, alla fine si rimane sempre un po’ perplessi e con un retrogusto amaro in bocca. Perché quel sacco azzurro che sembra a tutti gli effetti spazzatura, un “ingombro” sulle rotaie che ferma il treno, assomiglia davvero tanto all’impermeabile da due lire di una donna allucinata che ha più volte tentato il suicidio…

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