Casa di bambola

foto di Marco Caselli Nirmal

È andato in scena questo fine settimana al Manzoni, Casa di bambola di Henrik Ibsen, un classico moderno, anzi modernissimo viste le tematiche trattate. Nonostante sia passato più di un secolo dalla sua stesura (1879) le dinamiche emotive ed economiche, sociali e familiari presenti nell’opera sono ancora attuali e offrono molti spunti di riflessione. Assistendo allo spettacolo vengono in mente le scene di Lontano dal paradiso di Todd Haynes, o ancora di più, per la loro carica espressionista, quelle del videoclip di Black hole sun dei Soundgarden. Una realtà fatta di piazzamenti sociali falsamente rassicuranti, sorrisi di facciata e benessere, dietro cui si nascondono personalità frustrate, ciniche o immature. Il contrasto stridente fra questi opposti è stato reso scenograficamente, in questa riedizione del dramma, da un profilo di casa deformato, fluido, come intravisto in un sogno febbrile, sull’orlo di essere spazzato via dalle onde di un mare che, ad ogni passaggio di scena, ricorda a tutti la sua voce. Altro elemento che rafforza questo punto di vista registico è dato dalla recitazione stilisticamente grottesca, quasi a disegnare intorno ai personaggi (su tutti, il sinistro avvocato avvoltoio e il marito bamboccione autoritario) la maschera di un carattere universale ma ridicolo. Mimiche facciali, gestualità e recitazione diventano così il mezzo per esprimere personalità complesse (o estremamente semplici) imprigionate in ruoli sociali che impediscono loro di emergere. E poi Nora, l’eroina costretta a nascondere il suo grande spessore umano per continuare a tenere la parte di sciocca donna-oggetto, fino alla finale esplosione di pura dignità. Valentina Sperlì, in questo ruolo, riempie la scena dal primo all’ultimo momento, accompagnata dai bravi Roberto Valerio (il tenebroso avvocato Krogstad, nonché regista), Danilo Nigrelli (il marito Torvald), Massimo Grigò (il dottor Rank), Carlotta Viscovo (Cristine Linde) e Debora Pino (la balia). Ottime anche alcune soluzioni sceniche in cui risalta la perfetta sincronizzazione degli attori con gli effetti sonori registrati, a marcare le irruzioni dei tormenti psicologici della protagonista. Lo spettacolo era in prima nazionale ed è una produzione dell’Associazione Teatrale Pistoiese.


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