Carlo Cassola e la Toscana

Articolo originariamente pubblicato nell’ottobre 2008 su Lo Snodo e attualmente non più reperibile.

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Il 4 ottobre si è aperta a Montecarlo (provincia di Lucca) un’interessante mostra dal titolo “Abitare e scrivere la Toscana: la vita e i libri di Carlo Cassola”. La retrospettiva sullo scrittore di La ragazza di Bube si chiuderà il 21 dicembre ed è ospitata nell’affascinante Fortezza medicea del paese. Lungo sale, torri e camminamenti si snoda un percorso che, partendo dal paesaggio toscano immortalato in un serie di quadri, ci fa conoscere la famiglia, la vita, gli amori e ovviamente i libri di Carlo Cassola.

Nato a Roma nel 1917 da padre lombardo e madre toscana, lo scrittore stringe fin dall’infanzia-adolescenza un legame sentimentale con la terra di Dante grazie alle vacanze a Cecina (in provincia di Livorno), per poi continuare con la lotta partigiana presso Volterra. Dopo la guerra lavorerà come insegnante sempre a Cecina e quando lascerà il lavoro per vivere dei proventi della sua arte, eleggerà la Toscana a sua residenza, pur con numerosi spostamenti. Sul finire della sua vita si sposerà con Pola Natali, di Pescia in provincia di Pistoia, e andrà ad abitare proprio a Montecarlo dove morirà nel 1987.

Sarà lui stesso, in un appunto del 1963, a suddividere i suoi racconti e romanzi in base ai luoghi delle ambientazioni. Viene individuato così un primo ciclo volterrano, in cui spiccano i lavori politico-civili a tematica resistenziale (Fauso e Anna, La ragazza di Bube, I vecchi compagni, Un matrimonio del dopoguerra); segue un secondo ciclo ambientato a Cecina e dintorni in cui prevale invece una tematica amorosa-intimistica (Un cuore arido, Tempi memorabili, Ferrovia locale, Il cacciatore); e infine un terzo gruppo ambientato fra l’entroterra e il mare in cui si riflette sul senso della vita e su problematiche esistenziali (Rosa Gagliardi, Le amiche, Il taglio del bosco, Gabriella, Umili esistenze). Un legame forte, quindi, fra il mondo interiore, artistico e quello esteriore, fatto di terre, colline, fiumi e uomini di una ben definita area geografica. Nei suoi libri si può ritrovare uno spaccato della storia italiana che, partendo dagli anni ’30, arriva fino agli anni ’80. Mezzo secolo di storie, amori, guerre e vita sociale rigorosamente ambientati in provincia. Così come lo stile scarno, essenziale, popolare di Cassola è lontano da ogni scrittura accademica, così le vicende e le persone da lui raccontate sono quasi sempre umili e vivono ai margini di quei tumulti che, specie dal dopoguerra in poi, caratterizzeranno lo sviluppo di tante città del centro-nord italia.

La mostra, la prima interamente dedicata allo scrittore e che arriva ad un anno dal ventennale della morte, porta per mano il visitatore facendogli conoscere dapprima la sua famiglia. Veniamo così a conoscenza della parentela col dirigente socialista Leonida Bissolati, e con suo nonno, un patriota che ebbe l’onore di ricevere una lettera d’encomio firmata niente meno che da Giuseppe Garibaldi. Pur con passione meno accesa, anche Carlo Cassola conoscerà l’impegno civile e politico. Dapprima arruolandosi fra i partigiani di Volterra di cui arriverà a comandare una squadra di esplosivisti (in mostra è visibile la sua tessera personale rilasciata dal C.L.N.). Poi, nell’immediato dopoguerra, facendo campagna elettorale per il Partito D’Azione e in seguito per il Partito Socialista. Ma ben presto lascerà l’attività politica diretta che verrà ripresa solo molti anni dopo. Nel 1978, infatti, darà vita ad un movimento pacifista per il disarmo unilaterale dell’Italia in cui spenderà molte energie.

Di questo avvicinarsi e distanziarsi dalla vita politica risentiranno anche le sue opere. Dopo i primi lavori a carattere intimistico in cui prenderà forma la poetica subliminare del quotidiano, si avranno infatti i già citati libri influenzati dall’esperienza della lotta di liberazione partigiana. Queste tematiche, però, dopo alcuni anni lasceranno di nuovo spazio a romanzi e racconti introspettivi, del tutto lontani dall’impegno politico e di nuovo attenti al mondo interiore e ai sentimenti. Saranno quelli i lavori che gli procureranno le più feroci critiche da parte dei grandi letterati dell’epoca. Sanguineti lo etichetterà come “nuova Liala” e Italo Calvino arriverà ad affermare impietosamente che quelli di Cassola sono ” romanzi sbiaditi come l’acqua della rigovernatura dei piatti, in cui nuota l’unto dei sentimenti ricucinati”. Per non parlare delle aspre critiche di Pasolini al momento in cui venne conferito il Premio Strega a La ragazza di Bube. In realtà, a qualche decennio di distanza dai fervori ideologici degli anni ’60, lo stesso Sanguineti ha rivisto l’entità della sua critica e molti affermano che oggi Cassola è invecchiato meno dei suoi critici contemporanei.

Ma dalla mostra di Montecarlo scopriamo, a proposito del distacco dalle tematiche più impegnate, che questo fu dovuto anche ad un fatto tragico e totalmente privato che niente aveva a che fare con la temperie politica di allora. Nel 1949 muori infatti giovanissima, a soli 31 anni, la sua prima moglie, Rosa Falchi. Cassola, in una lettera inedita a Franco Fortini, scrive come questo evento gli abbia cambiato la vita: “Tutto il passato mi sembrò disgustoso, e decisi di diventare un altro uomo. Anche un altro scrittore, quindi […] mi sembrò che avesse ragione mia moglie che non credeva in me come scrittore perché, diceva, mi mancava il cuore”.

Questo non è l’unico esempio di corrispondenza inedita che si può ritrovare nelle sale della mostra. Sono molti infatti gli scritti fra Cassola e i grandi artisti, letterati e giornalisti del tempo. Oltre al citato Fortini, spicca il nome di Indro Montanelli, di Giorgio Bassani, di Manlio Cancogni (a cui si deve il conio del termine subliminarismo con cui Cassola identificherà gran parte della propria poetica); poeti come Montale, Luzi, Caproni, Betocchi, Giampieri; infine i pittori Ernesto Treccani, Mario Marcucci e Carlo Levi.

A partire dai primi anni ’60, Carlo Cassola conoscerà un grande successo di pubblico che gli permetterà di lasciare il suo lavoro di insegnante per dedicarsi completamente all’attività di scrittore. Una sala della mostra è proprio dedicata alle numerose edizioni dei suoi libri, spesso tradotti in molte lingue (risalta fra tutte un volume in cinese) e alle trasposizioni che cinema e televisione fecero di alcuni fra i suoi lavori più famosi. Nel 1963 Luigi Comencini firmerà la regia de La ragazza di Bube con Claudia Cardinale, e sempre nello stesso anno, Antonio Pietrangeli porterà sul grande schermo La visita. La Rai invece ridurrà per il Secondo Programma Il taglio del bosco affidando a Vittorio Cottafavi la regia. Sarà lo stesso Cassola a scegliere la località in cui effettuare le riprese e ad imporre un cast di veri boscaioli della Maremma (unici attori professionisti saranno Gian Maria Volonté e Vittorio Duse). Ma l’attenzione del cinema verso i libri di Cassola continua ancora oggi. Lo dimostra la recente trasposizione di Una relazione effettuata nel 2004 da Carlo Mazzacurati col film L’amore ritrovato.

Se locandine di film e libri in edizioni esotiche potrebbero essere scovate comunque in qualche libreria antiquaria, più preziosi e degni di nota sono i contratti editoriali esposti con cui si documentano i rapporti fra Cassola e le sue varie case editrici che si contendevano a suon di milioni i suoi scritti. A testimonianza di quanto l’autore fosse amato dal pubblico, e quindi remunerativo per gli editori, vi sono le cifre pagategli nei primi anni ’70 per un suo libro: circa cinquanta volte lo stipendio annuo di un operaio di allora.

Come afferma la curatrice della mostra, Alba Andreini, nella guida approntata per l’occasione “restituire la complessità dell’intero cammino di Cassola non è impresa facile”. Egli fu infatti, oltre che scrittore, anche giornalista, saggista e attivista politico. Tuttavia, la mostra ripercorre con minuzia il cammino artistico e di vita dello scrittore e ce lo fa conoscere anche nei suoi aspetti meno noti e più curiosi. Per un amante della letteratura è sempre un’emozione entrare in contatto diretto con un grande scrittore che ha senz’altro lasciato la sua impronta nel panorama artistico del ‘900. Anche solo incontrare, appena entrati nella Fortezza, la sua vecchia macchina da scrivere Olivetti dà un certo brivido, forse un po’ feticista ma pur sempre molto piacevole.

Narrativa

* La visita, Firenze 1942

* Alla periferia, Firenze 1942

* La moglie del mercante, in “Botteghe oscure” 1949

* Fausto e Anna, Torino 1952

* I vecchi compagni, Torino 1953

* Il taglio del bosco, Milano 1963

* La casa di via Valadier

* Un matrimonio del dopoguerra

* Il soldato – Rosa Gagliardi, Milano 1958

* La ragazza di Bube, Torino 1960

* Un cuore arido, Torino 1961

* La ragazza di Bube 1963

* Il cacciatore, Torino 1964

* Tempi memorabili, Torino 1966

* Storia di Ada – La maestra, Torino 1967

* Ferrovia locale, Torino 1968

* Una relazione, Torino 1969

* Paura e tristezza, Torino 1969

* Monte Mario, Milano 1973

* Gisella, Milano 1974

* Troppo tardi, Milano 1975

* L’antagonista, Milano 1978

* La disavventura, Milano 1977

* L’uomo e il cane, Milano 1977

* Un uomo solo, Milano 1978

* Il superstite, Milano 1978

* Vita d’artista, Milano 1979

* Il paradiso degli animali, Milano 1979

* Il ribelle, Milano 1980

* La morale del branco, Milano 1980

* La zampa d’oca, Milano 1980

* L’amore tanto per fare, Milano 1981

* Il leone fuggito, Firenze 1981

* Colloquio con le ombre, Milano 1981

* Mio padre, Milano 1983

* Due racconti, Firenze 1983

Saggistica e prose varie

* Viaggio in Cina, Milano 1967

* I minatori della Maremma (con L. Bianciardi), Bari 1956

* Poesia e Romanzo (con Mario Luzi), Milano 1973

* Fogli di diario, Milano 1974

* Ultima frontiera, Milano 1976

* Il gigante cieco, Milano 1976

* La lezione della storia, Milano 1978

* Letteratura e disarmo, Milano 1978

* Contro le armi, Marmirolo 1980

* Il romanzo moderno, Milano 1981

* Diritto alla sopravvivenza, Torino 1982

* La rivoluzione disarmista, Milano 1983

* Il mio cammino di scrittore, Firenze 1984

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